L’Illusione delle Criptovalute: il caso di Trump e dei Memecoin Come i mass media trasformano truffe legalizate in miraggi finanziari sfruttando l'ingenuità di investitori poco preparati

L’Illusione delle Criptovalute: il caso di Trump e dei Memecoin

Immaginate di comprare un quadro per €1.000 e di dichiarare che l’intera collezione dell’artista (100 opere ancora nel suo studio) vale automaticamente €100.000. Assurdo, vero? Eppure, è esattamente ciò che è accaduto quando i media, una decina di giorni fa, hanno annunciato che Donald Trump è diventato un “crypto-miliardario” grazie alla sua memecoin $TRUMP.

Quando Donald Trump ha lanciato il suo memecoin, molti giornali italiani (e internazonali) si sono precipitati a pubblicare titoli sensazionalistici con cifre stratosferiche. Alcune testate hanno affermato che il valore complessivo del token $TRUMP fosse di 30 miliardi di dollari, una cifra che avrebbe superato gran parte della sua ricchezza personale. Tuttavia, questi numeri si basano su un metodo di calcolo altamente discutibile. In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questo aspetto, evidenziando l'evidente fallacia logica che si cela dietro simili affermazioni.

La truffa del "Market Cap"

Il meccanismo, semplice quanto ingannevole, si basa su una vera e propria fallacia logica strutturata nei seguenti punti:

  • Prezzo iniziale. I primi token vengono scambiati a $50 su una piattaforma poco affidabile.
  • Market cap. Si moltiplica quel prezzo per tutti i token ad oggi esistenti (200 milioni), calcolando così una "capitalizzazione di mercato" di $10 miliardi.
  • Fully Diluited Shares. Si ipotizza che un miliardo di token futuri (da rilasciare in 3 anni) valgano oggi 50$ cadauno, raggiungendo quindi la cifra surreale di 50 miliardi di dollari.

Questo ragionamento a cascata nasconde ben tre inganni concettuali, ciascuno dei quali contraddistinto da un deliberato intento di manipolazione. Analizziamoli punto per punto, sottolineando per ciascuno di essi la fallacia logica, la realtà dei fatti che si intende nascondere, e l'intento truffaldino che si cerca di ottenere con l'obiettivo di ingannare l'investitore finale.

1. Il Prezzo Iniziale: una illusione di Mercato

  • Fallacia logica: presupporre che il prezzo di un singolo token scambiato su una piattaforma poco liquida (spesso tramite transazioni sospette o wash trading) rappresenti il "valore reale". Questo è tanto più vero se questi prezzi derivano da scambi tra wallet controllati dagli stessi creatori: in quel caso il prezzo è palesemente artificiale e "costruito", in nessun modo rappresentativo di un mercato reale. E' come vendere un'auto a sé stessi all'asta per 1 milione e poi, sulla base di quella transazione, far credere che l’intero parco auto del nostro concessionario valga $100 milioni.
  • Realtà: in mercati illiquidi, il prezzo è un’istantanea irrilevante. Senza acquirenti reali disposti a sostenere quel livello per grandi quantità, il valore è fittizio.
  • Intento truffaldino: creare un’aura di legittimità. I promotori scelgono piattaforme con bassi controlli, dove è facile manipolare i prezzi, per generare titoli accattivanti e attirare FOMO (Fear Of Missing Out).

2. Il Market Cap: una estrapolazione priva di fondamento

  • Fallacia logica: applicare la formula prezzo X offerta circolante – valida per azioni reali (dove ogni titolo rappresenta una quota di un’azienda con asset tangibili) – a token privi di utility, sottostanti o domanda organica. Ad esempio, dichiarare che 200 milioni di token "valgono" 10 miliardi di EUR, sorvolando abilmente sul fatto che non esistono acquirenti disposti a pagare 50 EUR ciascuno di quei token. All'atto pratico, come è noto a qualsiasi addetto ai lavori, tentare di vendere anche solo il 5% di quei token farebbe crollare il prezzo (effetto slippage).
  • Realtà: il market cap di qualsiasi criptovaluta è una notazione teorica e non può mai essere considerato una misura di valore reale.
  • Intento truffaldino: gonfiare artificialmente la percezione del progetto. Dichiarare che esiste un "market cap da $10 miliardi" significa attirare l'attenzione di media, influencer e piccoli investitori, convinti di entrare in un "mercato caldo", ignorando che il 95% di quei "miliardi" di fatto non esiste. Al contrario, come dimostra il crollo dell’80% di Shiba Inu nel 2022, questi numeri sono castelli di carte pronti a sbriciolarsi alla prima folata di scetticismo.

"È come valutare un’auto moltiplicando il prezzo di un singolo pezzo per tutte le componenti dell’intera catena di produzione", commenta Laura Bianchi, esperta di finanza decentralizzata. "Se domani il prezzo crolla, quei ‘miliardi’ evaporano. Eppure, i titoli di giornale li trattano come fossero contanti in banca".

3. Fully Diluited Shares: un miraggio irraggiungibile

  • Fallacia logica: presupporre che i token futuri (qui: 1 miliardo in 3 anni) possano essere valutati al prezzo corrente, violando ogni principio economico di base. Nel caso di specie, si ipotizza che, aggiungendo ulteriori 800 milioni di token ai 200 milioni esistenti oggi, l'offerta resterà invariata. Ovviamente anche in questo caso qualsiasi addetto ai lavori sa benissimo che, a parità di domanda, il prezzo non potrebbe far altro che crollare (legge della domanda e offerta): ciò che avviene invece è che i promotori presentano i numeri come se domanda e prezzo restassero magicamente invariati.
  • Realtà: la fully diluted valuation è una proiezione fantasiosa, utile solo a giustificare titoli iperbolici ("Trump diventa crypto-bilionario!").
  • Intento truffaldino: creare l’illusione di una crescita esponenziale inevitabile. L'intento è portare i nuovi investitori, ignari della dinamica di mercato, a interpretare quei numeri come una "garanzia" di profitti futuri, senza capire che i token aggiuntivi saranno usati per diluire il valore e arricchire gli insider.

La ‘valutazione fully diluted’ è un trucco contabile”, spiega Gianluca Moro, analista finanziario. “È come se un’azienda valutasse i suoi futuri ricavi di 10 anni basandosi sulle vendite di ieri. Nel mondo reale sarebbe frode, ma nella bolla speculativa delle cryptovalute è considerato marketing”.

Il ruolo dei Media

Il problema non è solo tecnico, ma culturale: decine di testate rispettabili hanno riportato le cifre derivanti da questa fallacia logica senza contestualizzarle, alimentando due illusioni pericolose:

  • Illusione di liquidità: si dà per scontato che, 100 token sono stati scambiati a $50, 10 milioni di token potranno ragionevolmente essere venduti allo stesso prezzo.
  • Illusione di stabilità: i valori di tutte le cryptovalute sono soggetti a oscillazioni incontrollabili, ma i giornali li trattano come fossero immutabili.

Di fatto, quando Axios ha definito Trump “crypto-bilionario”, nessun giornale che è corso a cavalcare la notizia si è preso la briga di smentire tale affermazione sottolineando come, all'atto pratico, quei soldi non esistano davvero. Non c'è (ancora) nessun milionario perché, come sa bene qualsiasi addetto ai lavori, quei soldi ancora non sono stati incassati, né c'è alcuna garanzia che lo saranno mai: di fatto, non esistono.

Questo modo di presentare la notizia non è  solo fuorviante: rischia di distorcere la percezione del mercato, alimentando una bolla speculativa costruita su fondamenta inesistenti.

Analoghi "errori" (il virgolettato è d'obbligo) sono stati fatti anche da testate come il New York Times, che hanno riportato senza critiche la valutazione "fully diluted" di $TRUMP. Questo approccio superficiale non è neutro: legittima progetti privi di utilità, spingendo utenti inesperti a investire in asset rischiosi. Nel 2022, un report di Banca d’Italia ha stimato che il 65% degli italiani che investono in crypto non comprende concetti base come la liquidità o la capitalizzazione.

Proviamo a fare un pò di chiarezza su entrambi i punti.

Liquidità: il muro invisibile

Nel panorama delle criptovalute, il concetto di liquidità è spesso trascurato dagli investitori inesperti, ma rappresenta un fattore cruciale per difendersi da truffe e manipolazioni di mercato. Le frodi basate sulla promozione artificiale di token sfruttano la mancanza di liquidità per creare illusioni di valore, attirando ignari compratori che si trovano poi impossibilitati a rivendere i propri asset.

In termini semplici, la liquidità di un asset si riferisce alla facilità con cui può essere comprato o venduto senza influenzarne significativamente il prezzo. Un mercato liquido ha un elevato numero di acquirenti e venditori attivi, il che permette di scambiare asset in modo rapido e con minime variazioni di prezzo tra un'operazione e l’altra.

Nelle criptovalute, la liquidità è un parametro fondamentale perché determina quanto realmente vale un token nel momento in cui un investitore decide di venderlo: un token con bassa liquidità potrebbe mostrare un prezzo di mercato teoricamente alto, ma in pratica è difficile o impossibile convertirlo in denaro reale senza subire enormi perdite. Molte truffe nel mondo delle criptovalute fanno leva sulla mancanza di liquidità per creare l’illusione di un mercato in crescita.

Nel mondo delle criptovalute, dove la trasparenza è spesso limitata e le manipolazioni sono frequenti, analizzare la liquidità di un asset è essenziale per evitare truffe e decisioni d’investimento sbagliate. Un prezzo elevato non significa nulla se non esistono acquirenti disposti a pagarlo. La prossima volta che qualcuno pubblicizza una criptovaluta con una valutazione miliardaria, chiediti sempre: se provassi a vendere i miei token adesso, troverei qualcuno disposto a comprarli? Se la risposta è incerta, probabilmente hai di fronte una bolla speculativa destinata a scoppiare.

Capitalizzazione: il numero illusorio

Nel mondo finanziario tradizionale, il concetto di capitalizzazione di mercato (market cap) è un parametro chiave per valutare il valore di un’azienda quotata in borsa. La capitalizzazione di mercato viene calcolata moltiplicando il prezzo corrente di un asset per il numero totale di unità in circolazione. Nell’economia tradizionale, questo valore rappresenta una misura abbastanza affidabile della grandezza di un’azienda. Ad esempio, se un’azione di una società vale $100 e ci sono 1 milione di azioni in circolazione, la capitalizzazione dell’azienda sarà di $100 milioni.

Tuttavia, nelle criptovalute questo calcolo è completamente privo di fondamento reale per diversi motivi:

  • Il prezzo è determinato da pochi scambi iniziali. Nelle azioni tradizionali, il valore di un titolo è stabilito dalla domanda e offerta di milioni di investitori che operano in un mercato regolamentato. Nel mondo cripto, il prezzo iniziale di un token può essere stabilito da un numero ristretto di individui che effettuano scambi tra loro per gonfiarlo artificialmente. Se un singolo investitore compra 1 token per $50, improvvisamente tutto il resto della fornitura viene valutato a quel prezzo, anche se non ci sono reali compratori pronti a pagare quella cifra.
  • Non c’è garanzia che il valore possa essere convertito in denaro reale. Il market cap presuppone che tutti i token possano essere scambiati per denaro a quel prezzo. Tuttavia, se un investitore cercasse di vendere una grande quantità di token, il prezzo crollerebbe immediatamente per mancanza di acquirenti. Questo significa che la capitalizzazione di mercato è spesso solo una cifra teorica e non rappresenta denaro reale disponibile nel mercato.
  • La Fully Diluted Valuation (FDV) è ancora più assurda. Alcuni progetti di criptovaluta non si limitano a calcolare la capitalizzazione attuale, ma includono anche token che verranno rilasciati in futuro, assumendo che avranno lo stesso valore di quelli già in circolazione. Questo porta a valutazioni completamente prive di senso, dove progetti senza utilità reale vengono presentati come “più grandi di Apple” sulla base di numeri teorici e gonfiati.

Spesso si sentono affermazioni come “questa criptovaluta ha superato la capitalizzazione di mercato di Tesla o Microsoft!”. Tuttavia, questo paragone è privo di senso, perché nel mondo azionario la capitalizzazione rappresenta il valore reale dell’azienda, basato su utili, asset e flussi di cassa. Nel mondo cripto, invece, il market cap è solo un numero calcolato moltiplicando il prezzo arbitrario di un token per il numero totale di unità, senza alcun collegamento con il valore reale.

Se una criptovaluta promuove una fully diluted valuation di centinaia di miliardi di dollari, è probabile che si tratti di una strategia per attirare investitori inesperti con numeri altisonanti: per questo motivo è importante tenere presente che la capitalizzazione di mercato nelle criptovalute è spesso un numero senza alcun valore pratico, usato per ingannare gli investitori e dare una falsa sensazione di solidità a progetti altamente speculativi.

Il vero valore di un asset si misura nella sua liquidità, nell’adozione reale e nella possibilità di convertirlo in denaro senza impattarne il prezzo, non in numeri gonfiati da pochi scambi artificiali. Prima di credere ai numeri pubblicizzati da influencer o articoli sensazionalistici, chiediti sempre: se provassi a vendere i miei token oggi, riuscirei davvero a incassare quel valore? Se la risposta è no, allora quella “capitalizzazione di mercato” è solo una cifra illusoria, costruita per attirare nuovi acquirenti in una piramide speculativa.

Conclusioni

La saga di $TRUMP non è solo una storiella su un token bizzarro: è un caso studio su come l’assenza di regole, unita alla frenesia mediatica, possa trasformare l’economia digitale in un casinò globale. Quando i numeri perdono ogni legame con la realtà, a vincere sono solo i prestigiatori della finanza. E come scriveva Umberto Eco, "Chi non legge, è perduto. Ma chi legge i titoli dei giornali senza dubitare, è ancora più perduto".

Cosa cambiare, dunque?

Anzitutto, c'è bisogno di regole chiare sulla trasparenza: Le piattaforme crypto dovrebbero obbligatoriamente segnalare i volumi reali, escludendo gli scambi tra wallet collegati.

Poi, è assolutamente necessario fare in modo che i potenziali investitori possano contare su una educazione finanziaria adeguata: introdurre avvisi obbligatori sui rischi legati alla liquidità, come già avviene per il gambling online.

Ma la cosa più importante, a nostro avviso, resta il lavoro da fare sulla responsabilità giornalistica: occorre assolutamente smettere di riportare numeri senza contesto, col risultato di creare - in buona o cattiva fede non importa - delle vere e proprie fake news.

 

About Ryan

IT Project Manager, Web Interface Architect e Lead Developer di numerosi siti e servizi web ad alto traffico in Italia e in Europa. Dal 2010 si occupa anche della progettazione di App e giochi per dispositivi Android, iOS e Mobile Phone per conto di numerose società italiane. Microsoft MVP for Development Technologies dal 2018.

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